Una
ragazza sola, al mio paese, non fuma. Io invece fumo e per
giunta anche nei sogni vado dal tabaccaio. Questo, cominciò
tutto per via delle sigarette. Mi mancavano e scesi a comprarle.
Passai vicino la chiesa degli ortodossi. Una chiesa in mattoni
rossi. Non potevo entrare. Mi avrebbero chiesto di registrarmi;
nome, cognome, foto, e, sei dei nostri. Non avrei potuto continuare
a guardarli di nascosto se mi fossi registrata. Guardai dalla
finestra di vetro. Sono sorda, per fortuna, so leggere il
labiale. Parlavano di donne. "Ci risiamo", disse
un prete ortodosso mentre si manteneva il cappello alto e
nero sul capo come se volesse volar via. "Le donne non
sanno mantenere rapporti di coppia. È inutile parlare
loro di Dio". Certe donne con il velo nero in testa lo
guardavano senza aprir bocca. Parlavano le rughe sulla fronte.
Ne avevano molte, solcavano il viso e chiudevano quasi loro
gli occhi. Dovevano aver tentato molte volte di parlare. Ogni
volta una ruga dava un nuovo lineamento al loro volto.
Andai via. Avrebbero potuto vedermi e non volevo registrarmi.
Andai via, dovevo comprare le sigarette. Passai accanto ad
altre chiese, cattoliche, costruite in muratura pesante, grigia.
Non era la stessa cosa, potevo entrare senza registrarmi,
certo, ma nessuno parlava lì dentro, vedevo solo il
movimento calmo delle labbra del prete, un prete ogni giorno
diverso, e una fila di fedeli che ne imitavano i gesti .
Passai oltre le mura grigie. Vidi le donne che attraversavano
il corso e la piazza, passavano accanto alle chiese e gli
obelischi, qualcuna aveva una busta della spesa in mano, qualcuna
teneva la mano di un bambino, guardavano avanti, tra pensieri
e fretta. Non sapevano del problema che le riguardava: "Le
donne non sanno mantenere rapporti di coppia". Se l'avessero
saputo si sarebbero fermate, preoccupate, a pensare. Invece
camminavano a passi lunghi, con le buste della spesa, con
la mano del bambino, per portare tutto a casa prima di cena.
Un tabaccaio era vicino la chiesa sulla strada, ma volevo
ancora vedere le donne camminare, così andai avanti,
la gente si incrociava senza toccarsi, camminavano tutti decisi,
veloci. Nessuno sapeva di quello che aveva detto il prete
ortodosso. Passai accanto ad un altro tabaccaio, tra le bancarelle,
nella via affollata di turisti, era piccolo e affollato, e
magari le mie sigarette non le aveva. Camminai oltre. Attraverso
la folla, girai l'angolo, mi ricordai del tabaccaio dietro
il vicolo, nella piazzetta, era grande abbastanza e nessuno
vi andava mai, era come nascosto. Lo vidi, di fronte a me,
protetto tra le mura di palazzi alti. Solo io e lui nella
piazzetta. Accadde in quel preciso istante. Le mura dei palazzi
bianchi e le insegne colorate del tabaccaio si fecero nere,
sentii un lieve spostamento d'aria. Alzai la testa come d'istinto
e vidi un ammasso di acciaio volarmi sulla testa. A un passo
dagli spigoli dei palazzi alti. Un aereo si sarebbe schiantato
di lì a poco, oltre le mura della piazzetta c'erano
le case delle donne che tornavano dal supermercato. Pensai
al prete ortodosso che parlava e alle donne che tornavano
a casa, prima dell'ora di cena. Se solo si fossero fermate
a pensare, avrebbero evitato lo schianto. Quando il cielo
tornò visibile sopra di me, mi allungai sulle punte
per vedere il destino di quella massa di acciaio pesante.
Sentii un tonfo nell'aria. Non vedevo niente, solo fumo. Vidi
la gente correre impazzita in direzioni diverse, opposte,
si urtavano. La città si riempì di colori e
di gente che correva. La mia gente andò via, rimasero
solo alcune facce bianche, in uniforme, con gli occhi piccoli.
Non vidi più mura, vicoli, palazzi; non sapevo più
dov'era casa mia. Corsi verso sud, da dove mi ricordavo ero
venuta, ma le strade erano larghe e non sapevo dove andassero.
Non sapevo dov'ero.
Pensavo alla chiesa di mattoni rossi. Se solo mi fossi registrata.
Non c'era più la mia gente. Le donne e gli uomini con
gli occhi piccoli erano venuti da lontano, avevano saputo
del tonfo ed erano lì. Più veloci degli UFO,
pensai. Non parlavano la mia lingua. Erano lì per tenere
la situazione sotto controllo. Avevano costruito dei parchi
giochi, delle giostre di gomma sgonfiabile, dentro un cerchio
fatto di tubi in gomma gialla. Alcuni bambini entravano nella
gomma.
Non riconoscevo le strade e la gente. Una donna con la faccia
paffuta senza una ruga, senza un pensiero, rimase ferma. Non
guardava da nessuna parte. Mi avvicinai. Le dissi il nome
di qualche strada. Aveva gli occhi chiari, boccoli di ricci
biondi. Mi guardò e sorrise. Parlava la mia lingua.
Sono così le persone attaccate alle istituzioni, vogliono
sempre una risposta, disse, poi sospirò.
Io cerco casa mia, le dissi, mi aiuti a trovarla, voglio solo
tornare a casa.
Si guardò intorno, seguii il suo sguardo, capii che
trovare la strada del ritorno era improbabile. Le strade erano
lunghe e larghe, ma non portavano da nessuna parte.
Rimanga con noi, mi disse, lei è una persona civile,
da qui potrà controllare la situazione.
Dove siamo? Le chiesi.
Siamo nella Civiltà. Mi rispose.
Non sapevo come fosse la sua voce, ma avvertivo dal suo sguardo
che doveva avere una voce calma e sicura. Provava tenerezza
per me.
A due metri da noi, sul bordo della strada, una donna sradicava
un albero dal giardino e dall'erba. L'albero ne venne fuori
leggero, quasi senza radici, la donna mise via il tronco secco
e si pose al suo posto. Eretta, immobile, come un vigile che
controlla un incrocio senza auto.
Le andai vicino. Cosa fai? Le chiesi
Non rispose, guardava un punto fisso davanti a sé.
Tornai dalla donna con i boccoli biondi e gli occhi chiari.
Era dietro di me. Mi guardava.
Adesso anche gli alberi levate via, le dissi, non rimarrà
più niente della mia città.
Questa è la Civiltà mi disse.
Chi è quella donna? Chiesi.
Il Progresso. Mi rispose.
E tu chi sei? Le chiesi.
Io vengo da una città scomparsa, come te. Mi disse.
Siamo qui per ricostruire.
Mi guardai intorno e vedevo solo case e palazzi di gomma.
Capii che non avrei più trovato casa mia. Pensai un'
ultima volta alla rabbia del prete ortodosso ed alle donne
che tornavano a casa. Dissipai dalla mente ogni domanda.
Sei con noi, allora? Mi disse.
Sì. Le risposi.
Sentii il rombo di un secondo aereo sopra di noi. Fu il primo
rumore che sentii quando presi ad udire. Guardai in alto.
Era vero. Potevo sentire.
Caduto giù nel letto con un tonfo solo il mio spirito
s'è svegliato in questa terra, pronto all'avvenire.
|