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Il ponte della Pigna non sembra neanche un ponte. Inizia da un incrocio e termina su una banca, è un ponte a tutti gli effetti, ma nessuno guarda di sotto, nessuno si affaccia, neanche per guardare in alto, il marciapiede è stretto e la gente ci cammina di fretta e se ti fermi qualcuno penserà che tu sia matta. Il ponte è una strada che non si distingue dal resto; la gente gli ombrelli i motorini e le macchine lo sorvolano rasoterra con un solo pensiero: arrivare dall'altra parte, uscire ed entarre da via Pigna.
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- Amiche?
Viola sta qui con noi, che piova o che faccia caldo, che ci sia la neve o il sole, sta qui solo per noi. Fa accoglienza. Viola fa parte del gruppo dei Grandi, sta in Comunità già da dieci anni, vuol dire che la sua parola ha l'accento romano e vale ovunque perché sarà sempre uguale a quella del fondatore. Stare in Comunità è il nostro sogno ambito.
Gli atri mi guardano, aspettano la mia risposta. Qualcuno forse è invidioso di questa mano tesa. Io mi accorgo di quanto è piccola la mano di Viola. Sarò anche io con lei, dall'altra parte? Insieme a Speranza? Mangerò a tavola con loro? Tesserò i fili del futuro?
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La campanella della preghiera, è il suo din din che ci fa restare, me e Giasmina ogni sera, in questa anticamera ecclesiastica per pochi eletti. L’Accoglienza mi è concessa, la scuola popolare mi ha destituito. La stanza della preghiera è il mio ultimo rifugio tra gli altri, nel noi. È la campanella che ci raduna qui ancora a salire le rampe assieme ogni sera, anche se Viola ricorda a Giasmina che lei ora fa parte di un altro gruppo, che dovrebbe stare con gli amici di adesso e Giasmina è arrabbiata, dice che l’amicizia non si comanda dall’alto, la campanella rimane a includerci nel senso del noi. Nessuna di noi vuole rinunciarci. È una sfida. Sì, perché dire noi è già un azzardo, solo chi può e sa farlo pronuncia la formula. Ma, dire noi può salvarti dallo sbandamento verticale che ti prende ogni volta che ti domandi se i sogni che popolano le tue vene non siano altro che una reazione chimica connaturata alle circostanze e alla materia di ogni corpo compreso il tuo. Dire noi ti salva da un mucchio di domande, che sono come balconi senza ringhiera. Dire noi è salire le scale a doppia rampa, sempre dallo stesso lato, sentirsi felice e non chiedersi il perché. Non c’è salvezza fuori dal noi. È questa felicità bruciata, la reale condanna.