Un libro
che si apre con una mappa, quella dell'Africa dei fiumi, Senegal
e Niger. Questo libro è un essere vivo che ama il proprio
paese e ancora di più il fiume Senegal, perché ogni
essere umano ha il suo corso d'acqua, il suo grande fratello che
lo porta al mare, ma non concepisce l'amor di patria, né
il concetto di nazione, è ambientato per lo più
in Mali, ed è scritto come una lettera da inviare al Presidente
della Repubblica Francese. La scrive una donna, più che
alta, gigantesca; suo figlio è stato colpito dalla malattia
della partenza, una malattia che ha contagiato gran parte
della sua famiglia, come la mania della bussola di indicare sempre
e solo il Nord. Il racconto della famiglia e degli antenati è
intrecciato con l'oggi, e i fiumi parlano. Un padre può
essere un paese. Il linguaggio ha la stessa ironia provocante,
con dentro la stessa semplice e concreta verità, delle
lettere che un tempo gli indiani d'America mandavano ai capi bianchi.
La donna ha bisogno di un visto per raggiungere il figlio, sequestrato
da due reclutatori di sportivi, le viene negato, è per
questo che, aiutata dal suo paziente avvocato, scrive questa lunga
lettera -ricorso.
La mappa dell'Africa dei fiumi è seguita da un'altra mappa:
il formulario di richiesta di visto. Due paginette diventano un
libro di 422 pagine. Ogni casella riempie pagine e pagine, perché,
come dice questa energica donna, come posso farle capire la
rispettabilità della nostra famiglia senza accennare alla
storia del coccodrillo?...Senza questa conoscenza basilare, tutti
gli altri dati che potrei scrupolosamente fornirle, i miei cognome,
nomi, data e luogo di nascita, non avrebbero più senso
delle sillabe buttate al vento da qualche ubriaco colpito da amnesia. Così comincia una lunga serie di storie che riempiono il
formulario e svelano un luogo, nei retroscena dell'immigrazione,
annullando come una beffa tutti i preconcetti buonisti o razzisti
di chi in questo luogo non è nato, in modo tale che questo
libro, scritto da un francese, Erik Orsenna, sembra in realtà
scritto da mani di donna africana. Continua imperterrita: Quanto
al mio sesso, come riassumerlo con una semplice croce inserita
nella casella M o F?...La vita è una signor presidente.
Chi la fa a pezzetti troppo piccoli non riesce a coglierne il
volto.
Le storie sono più di quello che raccontano, a volte svelano
un mistero, come l'origine del deserto, e la funzione dell'acqua,
guaritrice della solitudine. A volte svelano un pregiudizio e
rimettono le vite al loro giusto posto. A volte svelano gli ingranaggi
di un imbroglio; cos'è il co-sviluppo? Questo libro,
conti alla mano, ci spiega come funziona, e cosa rimane: a
volte, quando mi prende una rabbia inspiegabile, faccio visita
al raccordo rosicchiato. A volte mettono a nudo le intenzioni
dei visitatori. Le storie raccontate non hanno freni, né
pudore, né compassione per gli animi sensibili e suscettibili,
non ne hanno per la rassegnazione degli animi realisti: Ahimé
è la parola più inutile della lingua. Ahimé
è l'inno degli impotenti. Come il fiume Senegal, questo
libro-annuncio continua a scorrere, nonostante le nostre sventure.
Io pensavo che l'Africa era il regno dei grandi spazi e quindi
delle celestiali solitudini, invece, qui, scopro che la solitudine
è rara in Africa. Pensavo a questa grande nazione di
poveri come un unico parco verde, finché i miei occhi Scoprivano
la strana legge della nostra Terra: più i paesi sono poveri,
più numerose sono le auto, quantomeno gli scassoni che
le sostituiscono. Non sapevo, finché non ho letto le
parole di questa donna, in che modo si sopravvive alla ferocia
dell'infibulazione: quel giorno, in mezzo alle mie cosce, il
mio sesso si è trovato dimezzato. La ferocia dei costumi
civili diventa una beffa insensata quando si sposta da un luogo
a un altro: cosa devo mettere dopo la F? <<50%>>
. O <<30%>>, o <<75%>>: tutto dipende
dal valore che si attribuisce a ciò che mi è stato
tolto.
Questo libro, sin dal racconto della nascita di questa femmina,
è maestro nella descrizione dei profumi: è il
mio naso e soltanto questo che devo ringraziare se sono nata
avevo appena catturato un sentore nuovo. Forte, salso, ampio come
il vento e come esso sovrano, manifestamente sdegnoso della folla
delle piccole emanazioni locali. Come resistere a quel soffio
che suonava come un richiamo?
In me c'era una sola ossessione:
identificare quel sentore che mi aveva fatto tuffare nella vita.
Quella ricerca mi tenne impegnata per sedici anni.
Fino al momento in cui, ancora una volta, tesi il dito, indicai
l'aria:
"Ecco, questa magnifica raffica di sale, da dove viene?
"Ma dal mare, Marguerite! Essa sa che noialtri del Mali siamo
prigionieri in mezzo alle nostre sabbie. Allora, ogni tanto, ci
manda un segno".
Questo libro sembra non essere il frutto di un'invenzione, ma
di una trovata geniale. In più, grazie a questa donna,
so fino a che punto si può rimanere fedeli a se stessi,
e come rapportarsi con il dolore: "Il dolore porta consiglio"
"Hai capito, Madame Ba? Non guarisce, il dolore, non salva,
non impone. Si limita a consigliare. Il dolore è timido.
Ha l'ostinazione dei timidi".
Infine a tutto, nonostante l'amaro gusto della realtà,
mi rimane il sentore della libertà: Uccelli e musica
si somigliano: sono la libertà stessa. Melodie e voli appartengono
alla stessa famiglia, quella degli imprendibili. Le parole possono
catturare tutto nelle loro maglie sottili, raccontare tutto, meno
che la libertà.
Ringrazio l'autore, Erik Orsenna,che ha saputo forgiare questa
narrazione a dir poco perfetta, nel ferro della sua testimonianza.
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