Rivolte
Rivolte dappertutto. Finalmente. Non si può non vedere. Signori comincia la rivoluzione, direbbe Ascanio. Che succede? Il mondo è corrotto. Le dittature non sono che la conseguenza della corruzione. La vera lotta non è solo contro la guerra, ma contro la corruzione, che ne è la genesi. Il mondo libero che è rimasto vivo come un germe congelato, si riprende il suo posto, si scalda al sole, e manda via la corruzione. Rivolta. In Tunisia, in Albania, in Libano, in Egitto, nello Yemen. Prima ancora, in Grecia, e prima di tutti in Cile, Venezuela, Bolivia. Succede in tutto il pianeta terra. Come un terremoto planetario a chiazze di leopardo. Veloce e diffuso. Anche in Italia, qualcuno insorge, per breve. A Rosarno dei pionieri con la pelle nera che italiani non sono hanno difeso la loro voglia di essere vivi. All'Aquila ventimila tornano a fare catena e città, per ricostruire, carriola alle mani. Nelle università i professori sono scesi a fare lezione in strada, col megafono. Perché così brevi e soli? Gli italiani, se si ribellano devono farlo da soli. Come è successo ad Acciaroli. Come succede nelle carceri invase da suicidi. Qualcuno però si cerca, e si unisce, anche se non si vede sulla carta stampata. Ci sono gli ecovillaggi che aumentano, sono molti al Nord, qualcuno pure al Sud. E se l'Italia non fa la rivoluzione nonostante l'ultimo appello del suo Monicelli, la vedrà comunque; una terza repubblica senza governo. La Rivolta c'è come una legge astrale. L'appuntamento ha preso luogo già da molto. Cominciarono gli stormi a riprendersi il cielo e frenare i decolli delle Compagnie Aeree. Poi gli animali della giungla ad invadere le strade, senza cravatta. Poi le cataratte di grandine, neve dove non c'era mai stata, e poi frane, crolli di scuole (proprio scuole, sì, guarda caso), fino al crollo dell'oro. Anche queste sono rivolte, della "materia", corrotta, che insorge contro i suoi consumatori. Non si può più fare finta di niente. Non si può dire, non mi interesso di politica. Perché questa non è "politica", queste innumerevoli e infinite rivolte, birichine e testarde come solo un essere libero, non sono politica, sono, anzi, lo smascheramento dell'intero corpo maschera come pure del suo palco. È il finale, come quando gli attori, levati i costumi tornano in scena per l'applauso, o per i fischi. Ecco, se uno si mettesse a guardare questo finale dall'alto vedrebbe che la terra gira dentro una Noosfera, che stride con la sua stessa aria, così che il suo andazzo produce assordanti fischi. Sono le rivolte, tutte, quelle andate in porto e quelle sepolte nell'ingiustizia a stridere con l'aria malsana che respirano. Da quaggiù i rumori sono così abituali e singolari che uno può anche fare finta di niente. Ma pensa se si potesse sentirci da Sirio, un panorama da pazzi. Visti da Sirio, così, ci si accorge che anche i politici, poveretti, sono dentro questa Noosfera che fa un fracasso infernale e il loro dovere è quello di partecipare, con qualche grande o piccolo contributo, a questo fracasso. Niente che sia creativo, sia inteso, le loro mosse si muovono all'interno dei ristretti e autolesionisti margini che concede il Nuovo Ordine Mondiale. Metti caso che tutti si mettano a guardare la terra da lassù, da Sirio, allora la rivolta sarebbe una e unica e sorgerebbe come un 'alba repentina. Invece quest'alba è lunga, chissà quanto durerà questo terzo atto e cosa sapremo creare dopo la Rivoluzione. La rivolta è lunga e impegnativa, perché manda all'aria l'aria che respiriamo, per generarne una nuova, con pensieri nuovi che potranno vivere finalmente con fierezza il potere, creativo, di dire sempre e solo sì. Fatto è che in questo trasloco c'è un momento di passaggio in cui si può rimanere senz'aria. In questo momento diventa necessario far sgorgare l'aria da dentro di noi, riporre fede in una qualche cosa di assolutamente incorruttibile che ci portiamo dentro, crederle anche se non ha nessun documento, e resistere come una roccia con la fede riposta a un'essenza, che ancora è invisibile qui, sul pianeta terra. A dispetto di tutte le scomuniche, civili o incivili, durante il trasloco, bisogna tenere vivo quel focolare interiore che solo da soli si può vedere. Poi, per non morire, serve una mano che pulsa all'unisono.