CAVALLO PAZZO
"Gli spiriti non dimenticano" di Vittorio Zucconi, Oscar Mondadori, 1996
Sin dalla giovinezza, Cavallo Pazzo sapeva che il mondo in cui vivono gli uomini è solo un'ombra del mondo reale. Per entrare nel mondo reale doveva sognare e quando vi si trovava ogni cosa sembrava ondeggiare e saltare: questo avveniva perché si chiamava Cavallo Pazzo. Egli aveva appreso che se sognava sè stesso nel mondo reale prima di partecipare a un combattimento, avrebbe potuto sopportare qualunque cosa.
"Non si vende la terra sulla quale la gente cammina". Quella non era la sua gente, quello non era il popolo di guerrieri al quale egli sognava di appartenere. I suoi Oglala e i suoi Lakota Sioux tutti avevano venduto l'anima al Ues'ichu per una ciotola di caffè, un barile di wisky e un trucco per bambini.
Nuvola Rossa è inviato da Tre Stelle Crook a Cavallo Pazzo con una promessa di una riserva nel territorio del fiume Powder.
L'ultimo dei capi di guerra Sioux divenne così un indiano delle riserve, disarmato, appiedato, senza alcuna autorità sul suo popolo, prigioniero dell'esercito che non lo aveva mai sconfitto in battaglia.
Il 31 Agosto, il giorno in cui questi ex guerrieri Sioux indossarono le uniformi delle Giacche Blu e partirono, Cavallo Pazzo fu preso da un tale disgusto che disse che avrebbe raccolto la sua gente e sarebbe tornato al Nord, nel territorio del fiume Powder. Lo arrestarono. Cavallo Pazzo guardò fisso il poliziotto dell'agenzia: era Piccolo Grande Uomo, che aveva combattuto al fianco di Cavallo Pazzo sui pendii ghiacciati dei monti Wolf contro Cappotto D'Orso. Ora i bianchi avevano comprato Piccolo Grande Uomo e ne avevano fatto il poliziotto di un'agenzia. Mentre Cavallo pazzo camminava fra di loro e lasciava che il capitano e Piccolo Grande Uomo lo conducessero dove volevano deve aver sognato sè stesso nel mondo reale, di sfuggire all'oscurità del mondo delle ombre in cui tutto era follia.
Cavallo Pazzo morì quella notte, ucciso, il 5 Settembre del 1877, all'età di trentacinque anni.